Ferdinando Valletti

Associazione Culturale

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Ferdinando Valletti perdonò i suoi aguzzini..

Ferdinando Valletti con Rhoda

Molte persone si stupiscono di come mio padre abbia affrontato la tragedia della sua deportazione perchè mai  in nessuna occasione egli espresse odio o sentimenti di vendetta verso i nazisti, disse sempre che era riuscito a perdonare e lo dimostrò con i fatti per tutta la vita.

Mio padre era credente, aveva una fede pura e un animo gentile, non posso dire che fosse legato alla Chiesa particolarmente, ma aveva un suo rapporto con Dio e soprattutto con il suo Angelo Custode che riusciva a commuovermi. 
Tra le poche cose che lasciò scritte quando se ne andò ci fu la preghiera che lui stesso scrisse al suo Angelo Custode e un passo bellissimo del Vangelo di Matteo, entrambe le conservo come un suo prezioso dono.
Essere grandi uomini vuol dire anche essere umili, essere consci che senza l’aiuto di Dio sono poche le cose che si riescono a compiere e che a volte Dio ci mette alla prova e se queste prove noi riusciamo a superarle allora diventiamo più forti, certamente persone migliori.
La prima grande prova per mio padre bambino fu il collegio fino ai 13 anni, poi venne la deportazione e in quell’occasione egli si diede da fare per aiutare  i compagni  a venirne fuori e ci riuscì. Le prove per lui si susseguirono per tutta la vita e non furono poche e nemmeno lievi, ma dalla sua bocca non sentii mai altro che la frase: “sono un uomo fortunato, ho la mia famiglia, il mio lavoro e tante persone che mi vogliono bene” fino all’ultimo, fin che riuscì a pronunciare qualche parola. 
Certo la sua vita fu anche costellata di successi professionali e di riconoscimenti istituzionali importanti, ma non si montò mai la testa, rimase sempre una persona buona, umile, pronta ad aiutare tutti. Lo ricordano  così anche i suoi dipendenti dell’Alfa Romeo, cinquecento persone che stravedevano per lui e che ancora oggi mi inviano piccoli pensieri in sua memoria. Questo era mio padre!

Ora la preghiera all’Angelo Custode la tengo gelosamente per me, ma il brano del Vangelo lo condivido con voi volentieri.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 25,31-46.
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 
E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 
e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 
nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. 
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 
ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 
Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. 
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». 

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